Dusk. Leader degli Underdogs. Destinato al successo. Vive godendosi il momento.
Abe. Anche noto come Lolly. Iridescente. Unicorno.
Tutto ciò che Dusk desidera dalla vita è che la sua band diventi famosa in tutto il mondo. Vuole anche divertirsi e spassarsela tra le lenzuola. Quando desidera qualcosa, ce la mette tutta, e al diavolo le conseguenze.
Per questo motivo, quando nota un bellissimo ragazzo dai capelli rosa che sembra l’equivalente umano di uno zucchero filato pieno di tatuaggi, non può trattenersi dall’averne un assaggio. Tuttavia, soltanto quando Lolly finirà nel pullman del tour, Dusk si renderà conto che il loro incontro era scritto nel destino.
Abe è il classico ragazzo che segue la corrente. Dato che stava già facendo l’autostop, perché avrebbe dovuto rinunciare a trascorrere una settimana con un rockettaro super fico e a lasciarsi domare dai suoi capelli lunghi e sensuali? E perché non comportarsi anche da ragazzo carino e solidale già che c’è? Non sarebbe comunque rimasto da quelle parti per molto.
Tutto va a farsi benedire quando compaiono online delle foto di Abe e Dusk, portando all’improvviso il gruppo sotto i riflettori. Per approfittare di quell’inaspettata popolarità, la band offre ad Abe dei soldi per restare.
Questo implica guadagnare dei soldi per una finta relazione con Dusk.
Che non è nemmeno poi così falsa.
O sì?
Temi: Rock band, stili di vita alternativi, tatuaggi, bisessualità, relazione, instalove, trauma da abbandono, fama, outing, coming out, vita in tournée
Genere: Contemporary M/M Rocker Romance
Livello di focosità: Rovente, contiene scene esplicite
Lunghezza: ~52,000 parole (Può essere letto come uno stand-alone con un lieto fine)
Colline grigie e sabbiose costellate da cespugli di un verde splendente si estendevano lungo l’orizzonte. Poteva essere un paesaggio interessante, a condizione che non avessi trascorso gli ultimi due giorni a fissarlo, in un’auto sprovvista di aria condizionata. Tuttavia, aggiungere un climatizzatore a un piccolo bus della General Motors risalente agli anni ottanta, avrebbe sforato il budget ristretto che gli Underdogs avevano raccolto per trasformare quel rottame in una casa su ruote, per la loro prima vera tournée. Il caldo all’interno del veicolo stava mandando il cervello in poltiglia a tutti, i materassi di seconda mano dei letti probabilmente avevano la stessa età del pullman, e il pericolo di un possibile malfunzionamento del motore aleggiava attorno ai membri del gruppo.
Finora ne erano usciti incolumi, anche se a ogni passo che li separava dalle loro case, in California, diventava sempre più difficile sopportare quello spazio ristretto, sentire gli altri russare, e vedere sparire i soldi guadagnati dagli spettacoli per delle necessità fuori programma. Sarebbero stati fortunati a finire la tournée senza alcuna perdita finanziaria.
Dusk prese un respiro profondo e sbadigliò sollevandosi dal letto. «Mage, hai del burro d’arachidi?»
Dusk raggiunse il fratello e il suo migliore amico dai tempi del liceo seduti sulla parte frontale di quel veicolo che andava a rilento. Il batterista, Sid, stava ancora russando sul retro, e tutto ciò che Dusk desiderava era del cibo di conforto.
Mage abbassò le gambe lunghe che aveva appoggiato sul cruscotto e si voltò per mettersi più comodo sul sedile. Chiuse la cartina che aveva deciso di consultare, nonostante avessero un navigatore, e si precipitò a controllare il piccolo frigorifero da campeggio che usava per conservare il cibo “salutare” che condivideva con Dawn, invece di mangiare i soliti pasti delle stazioni di servizio. Non appena si piegò, i rasta gli scivolarono dalle spalle e gli coprirono il viso.
Dopo alcuni secondi, Mage si voltò verso il suo amico con un’espressione che confermava che quell’ispezione non fosse andata a buon fine, e Dusk aggrottò la fronte.
«Mi dispiace, amico, credo sia finito.»
«Abbiamo quello di mandorle,» disse Dawn seduto al volante, spostando i suoi occhi verdi su quelli di Dusk, prima di tornare a concentrarsi sulla strada.
Dusk brontolò e colpì il tetto del camper. «Fanculo le mandorle. Volevo il burro d’arachidi. Non posso solo avere ciò che desidero? C’è una stazione di servizio da queste parti?» Si massaggiò il viso ancora assonnato, ma questo gli rammentò soltanto che non si rasava da tre giorni.
«Non possiamo avere sempre ciò che vogliamo. Tuo fratello stava guidando mentre dormivi, quindi finiscila di comportarti come un bambino,» disse Mage, tornando a sedersi.
Dawn aprì la bocca, ma prima che potesse rispondere, Dusk afferrò la sedia di Mage e lo fissò dritto negli occhi. «Io mi sto comportando come un bambino? Ieri non abbiamo modificato il nostro itinerario solamente perché lui voleva vedere il museo dello spazio?»
Dawn si voltò per una frazione di secondo. «Era diverso. Non capisci che a ogni ang…»
Dusk colpì di nuovo il tettuccio. «Porca puttana! È troppo da chiedere? Voglio solo del fottuto burro d’arachidi per cominciare la giornata.»
Sid si lamentò dal retro e sbirciò dalla tendina improvvisata che circondava il letto. Dopo una notte intera, la sua cresta rossa si era appiattita e pendeva lateralmente dalla sua testa. «Perché cazzo state facendo tutto questo casino? Che ore sono?» domandò, allungando le braccia per afferrare la borsa dove teneva le sigarette.
«Dusk ha bisogno di mangiare del burro d’arachidi, e sta facendo i capricci perché è finito,» rispose Mage.
Sid rifletté un attimo sulle sue parole. «In realtà… non mi dispiacerebbe del burro d’arachidi.»
Dusk allargò le braccia. «Visto?»
«E fumarmi una sigaretta di mattina senza dover mettere la testa fuori dal finestrino,» aggiunse Sid.
Mage alla fine si arrese spaparanzandosi sulla sedia.
Dawn mosse velocemente le spalle. «In realtà, ho visto un cartello qualche minuto fa. Tra poco dovremmo raggiungere una stazione di servizio.»
Dusk batté il pugno con Sid e tornò al suo letto in fondo al camper, per darsi una sistemata. Dato che la lunga chioma che gli sfiorava il sedere era il suo orgoglio e gioia, nessuno lo avrebbe mai visto con un capello fuori posto.
La stazione di servizio comparve all’orizzonte come un’oasi in mezzo al deserto, promettendo di esaudire il desiderio di Dusk. C’erano soltanto due auto parcheggiate vicino all’edificio bianco e blu e, sebbene fosse pieno di crepe, avrebbe procurato un po’ d’ombra, qualcosa da bere e anche la possibilità di usufruire del bagno nella struttura adiacente.
Dawn parcheggiò di fronte all’edificio e spense il motore, prima di prendere il contenitore del ghiaccio.
Dusk indossò una maglietta pulita, un paio di jeans, la sua cintura borchiata e andò via. «Non piangere, Dawn, ti porterò qualcosa!» rise prima di scendere.
Una volta fuori, il sole lo colpì come un martello rovente, e strizzò gli occhi, correndo verso il cortile a riparo dalla luce. Un sorriso comparve sul suo volto non appena notò il logo di una marca di gelati sulla finestra. Dal momento che avevano fatto una sosta, avrebbe preso anche qualcosa di dolce. O magari un gelato al burro d’arachidi per colazione?
Una folata d’aria fresca lo accolse non appena entrò nel negozio, e poi cominciò a esaminare gli scaffali alla ricerca del suo premio. Lo vide anche da lontano, proprio accanto alle marmellate e al caffè, e… chi cazzo era quello?
Dusk smise di respirare e contemplò l’incantevole creatura dai capelli rosa che si aggirava tra gli scaffali ballando al ritmo della musica che stava ascoltando nelle cuffie verde menta. I suoi passi erano leggiadri, e Dusk seguì quel tipo come se fosse il coniglio che lo avrebbe condotto al Paese delle Meraviglie.
Era di spalle, così notò i pattini a rotelle che pendevano dal suo zaino e i capelli raccolti in due trecce boxer disordinate e legate da fermagli glitterati. Dusk fu attratto dal movimento ipnotico dei suoi fianchi coperti da un paio di pantaloncini jeans attillati che finivano all’altezza delle ginocchia, e seguì quella creatura così bizzarra in contrasto con il grossolano ambiente che la circondava. Sembrava che fosse uscita da una favola e si fosse persa nel deserto del New Mexico. Quell’angelico ragazzo aveva dei polpacci scolpiti e ricoperti da una peluria bionda che si contraevano leggermente mentre danzava tra gli scaffali.
Si fermò quando raggiunse l’angolo dei giornali e prese una rivista di musica. Dopo essersi appoggiato alla parete, Dusk riuscì a osservare il suo viso così fanciullesco, che aveva però dei lineamenti spigolosi. Mentre sfogliava la rivista, sembrava completamente immerso nel suo piccolo mondo.
Il ragazzo sollevò un braccio, permettendo a Dusk di intravedere un tatuaggio color pastello, sebbene da quella distanza non fosse riuscito a capire bene che cosa rappresentasse, e poi dalla sua bocca tirò fuori un bastoncino bianco rivelando un lecca-lecca rosa che doveva aver succhiato per tutto quel tempo.
Dusk si leccò le labbra, desiderando essere quel lecca-lecca. Controllò il suo aspetto su uno specchio accanto a uno stand per cappelli, solo per assicurarsi di non avere niente sul viso, e poi si avvicinò a quella strabiliante farfalla color pastello. Quel tipo era carino, pittoresco, ma il suo aspetto aveva qualcosa di estremo. Aveva dei tatuaggi sul collo e piercing sul naso. Oh, quanto avrebbe desiderato poter toccare il suo pomo d’Adamo.
Non ricordava l’ultima volta in cui era rimasto senza parole, dato che era tutto tranne che timido. Tuttavia, questo ragazzo che stava succhiando un lecca-lecca rosa, come se niente fosse, in una stazione di servizio nel bel mezzo del nulla, aveva reso la sua gola asciutta, i suoi palmi sudaticci, e il suo cazzo bisognoso di darci dentro.
Lolly sbatté le ciglia e rise per qualcosa che aveva letto. Continuando a muoversi seguendo la melodia proveniente dalle cuffie, batté il lecca-lecca a ritmo di musica sulle sue labbra e poi lo succhiò di nuovo. Ogni volta che sorrideva, una piccola stella nera si muoveva sotto il suo occhio. In un primo momento, Dusk aveva pensato fosse un disegno, ma studiandolo più attentamente, si accorse che era un tatuaggio.
Era la fine. Dusk aveva bisogno di averne un assaggio.
Si avvicinò e prese una rivista da uno scaffale sopra la testa di Lolly per avere occasione di mettersi in mostra davanti a quel tipo e, non appena i loro sguardi si incrociarono, gli sorrise.
Gli occhi di Lolly erano grandi e così blu da rispecchiare perfettamente la sua immagine. Piegò la testa per avere una visuale migliore di Dusk e abbassò gli auricolari sul collo, rivelando dei dilatatori per orecchie dello stesso color menta. Bingo.
Con la lingua spostò di lato il lecca-lecca che aveva in bocca per evitare che gli impedisse di parlare. «Che succede?»
«Che gusto è?» Dusk indicò la bocca di Lolly. Avrebbe scommesso che avesse il sapore di qualcosa di caldo e peccaminoso.
Lolly spinse il lecca-lecca tra le labbra e poi riprese a succhiarlo, rumorosamente e senza alcuna vergogna. «Che gusto ti piace?»
«Amo la frutta. E il mio manager mi permette di mangiare un solo dolcetto alla volta, quindi devo sceglierlo in modo saggio.» Era una stronzata, ma era davvero rilevante durante quell’intenso scambio di sguardi, in cui nessuno dei due abbassò mai gli occhi? «Posso provare il tuo per capire se voglio comprarlo?»
Lolly tirò fuori il bastoncino con una lentezza agonizzante, provocando Dusk con i suoi occhi blu e ciglia folte, la carnagione abbronzata, le braccia scolpite e con tatuaggi che raffiguravano animali e paesaggi. Lolly non era solo sexy. Era pura lussuria.
«Che cosa otterrò in cambio?»
O la va o la spacca. Quel tizio gli avrebbe dato un calcio sulle palle o sarebbe scoppiato a ridere. Dusk si avvicinò all’orecchio di Lolly per sussurrargli qualcosa. Nel peggiore dei casi l’avrebbe buttata sullo scherzo per vedere come sarebbe andata a finire. «Dammi qualcosa di dolce, ed io ti darò qualcosa di gustoso.»
Dusk sentì un brivido partire dal punto in cui si erano quasi toccati, e chiuse gli occhi non appena i suoi capelli, soffici e ricci, gli sfiorarono la guancia. Lolly aveva un profumo dolce ma che ricordava qualcosa di amaro, un sentore deliziosamente virile che accese il desiderio di Dusk. Zucchero filato fatto con delle alghe? No, non aveva alcun senso.
Lolly rise brevemente e le sue dita sfiorarono il petto di Dusk per una frazione di secondo. «Mi hai incuriosito.»
Dusk indietreggiò abbastanza da guardare Lolly negli occhi, e sentì un pizzicore proprio sul punto in cui quelle dita lo avevano sfiorato, come se degli unicorni invisibili stessero galoppando sui suoi pettorali. Fino a che punto poteva sfidare la sorte? La sua battuta sconcia non aveva offeso quel tipo. L’attrazione tra di loro faceva scintille come se fossero scoppiate delle bombe di lustrini, e Dusk trovò difficile concentrarsi su qualcosa oltre a quelle labbra stupende e ai profondi occhi blu.
«Abbastanza incuriosito da seguirmi e correre il rischio che sia un serial killer?»
Lolly estrasse dalla bocca il lecca-lecca e lo passò con lentezza sulle invitanti labbra, lasciando una scia lucente e appiccicosa. «Ti andrebbe di assaggiare il mio lecca-lecca in bagno?»
«Cazzo sì…» pensò Dusk, ma poi si rese conto di averlo anche detto ad alta voce. Oh, a chi importava? Il suo cazzo stava già scoppiando al pensiero di tutte le cose che voleva fare con quelle labbra così dolci di quella celestiale creatura. Avrebbero avuto spazio sufficiente in bagno per scopare? Sperava di sì perché, in un modo o in un altro, avrebbe fatto centro.
Lolly sogghignò compiaciuto e gli fece l’occhiolino prima di allontanarsi camminando lentamente. I pattini che ondeggiavano proprio sopra quel culo da urlo come se fossero un pendolo ipnotizzarono Dusk, e lui fu certo che non avrebbe mai potuto dimenticare quel marshmallow alla menta.
Dusk lo seguì con il fiato corto e il corpo in preda alle fiamme. Forse era strafatto e non se ne era reso conto, oppure aveva appena conosciuto il ragazzo perfetto per lui, proprio come le fragole lo erano per la panna.
Non si disturbò nemmeno a lanciare un’occhiata al camper quando lo seguì. Prese in considerazione l’idea di chiedergli da dove venisse, che cosa avesse letto di così divertente su quella rivista, o quale fosse il suo spirito animale, ma quelle domande sembrarono improvvisamente irrilevanti. Semplici chiacchiere avrebbero potuto far esplodere la loro bolla magica, e Dusk non avrebbe mai permesso che succedesse una cosa del genere.
Lolly non andava di fretta, e camminò sfacciatamente davanti a Dusk voltandosi solo una volta per fargli l’occhiolino senza mai allontanare il lecca-lecca dalla sua bocca da baci. Fu una vera tortura, e Dusk sentì i suoi pantaloni diventare troppo stretti a ogni passo. Quando alla fine raggiunsero il piccolo edificio che ospitava i bagni, sia per donne sia per uomini, avrebbe voluto urlare dalla gioia. Lolly non controllò nemmeno se lo stesse ancora seguendo ed entrò nella cabina più vicina.
Dusk era proprio dietro di lui e, non appena entrò nello spazio ristretto, chiuse la porta alle sue spalle. Le uniche cose importanti erano quel tipo sexy, il suo lecca-lecca, e scoprire che altri tatuaggi ricoprissero il suo corpo.
Lolly si trovava tra il water e il lavandino, una fatina dei colori dell’arcobaleno in quello spazio grigio, illuminato solo da una piccola finestra sul soffitto. Posò i suoi occhi blu su Dusk, come se nient’altro meritasse il suo interesse. Tirò fuori il lecca-lecca con uno schiocco e lo offrì a Dusk dopo averlo bagnato di saliva e reso appiccicoso con quella bocca peccaminosa.
Dusk avanzò e si piegò in avanti per prendere la caramella tra le labbra. Era alla fragola. Naturalmente. Dolce, rosa e deliziosa come Lolly. Dusk se la prese comoda mentre succhiava la caramella, ma aveva già posato la mano sul fianco di Lolly, accarezzando con il pollice la pelle sotto la maglietta. Lolly rabbrividì a quel contatto e sbatté le ciglia quando si avvicinò di più. Dopo aver aperto la bocca per prendere fiato, passò la lingua rosa come il lecca-lecca sul labbro superiore, provocante.
Dusk risucchiò le guance stringendo il lecca-lecca tra le labbra per stuzzicare quel ragazzo stupendo dai capelli di zucchero filato, ma non si sarebbe limitato a fare un pompino a un bastoncino per caramelle. Il suo uccello era già duro come la roccia e pronto per entrare in azione. Mentre esplorava e accarezzava sotto la maglietta di Lolly, nuove scariche di piacere sconvolsero il suo corpo.
Lolly fece scivolare lo zaino dalle spalle e lo appoggiò attentamente per terra. I suoi capelli sembravano un’aureola sotto la lieve luce che illuminava la stanza, ma per Dusk quello era tutto vero. Una candida creatura inviata per premiarlo dopo il duro lavoro della tournée.
«Ti ho dato qualcosa di dolce. Adesso tocca a te.»
Dusk non si disturbò nemmeno più a parlare. Non appena allontanò le labbra dalla caramella, le fece scontrare con quelle di Lolly, penetrando con la lingua quella bocca che sapeva di fragola e spingendosi dentro, proprio come stava spingendo contro il corpo del ragazzo, che adesso si trovava pressato contro il lavandino.
Non gli importava che si trovassero in un bagno spoglio e per niente pulito di una stazione di servizio. La sua eccitazione era arrivata alle stelle non appena aveva posato lo sguardo su Lolly, nel negozio, e adesso aveva l’occasione di accarezzare quei pettorali scolpiti. Massaggiò i capezzoli eretti con i palmi, rendendosi conto solo in quel momento che avevano dei piercing.
Dusk gemette senza mai interrompere il bacio, e premette l’erezione contro quella divinità dagli occhi blu. Qualcosa nei feromoni di Lolly stravolse Dusk che si spinse ancora più vicino. Si erano appena conosciuti, tuttavia, lui desiderava baciarlo, scoparlo, averlo nel suo letto, fare l’autostop insieme fino a Las Vegas, e poi comprargli un cazzo di milk-shake alla fragola.
Lolly si avvicinò come se non esistessero confini, come se si conoscessero da settimane e questo fosse solo il culmine di una passione cresciuta nel tempo. Lolly spinse il suo corpo slanciato e tonico contro Dusk con una forza sorprendente, intrecciò le mani tra i suoi capelli per tenerlo immobile mentre si perdeva in quel bacio che avrebbe potuto generare abbastanza energia elettrica per una cittadina.
Dusk interruppe il bacio per riuscire a parlare, ma i suoi occhi non lasciarono mai quelli di Lolly. «Voglio il tuo culo,» sussurrò con voce supplicante pur di avere una risposta positiva. Anche un cenno del capo sarebbe stato sufficiente. Prima, nel negozio, Lolly aveva catturato l’attenzione di Dusk come se fosse l’unica persona presente, ma adesso, mentre ammirava le sue guance arrossate dall’eccitazione e sentiva la prova del suo desiderio contro la coscia, Lolly avrebbe anche potuto essere l’unica persona sul pianeta.
Lolly gli succhiò le labbra e gli passò la lingua sulla sua barba incolta, tremando leggermente quando agitò i fianchi contro la sua coscia che a un certo punto era finita tra le gambe del ragazzo. Il viso di Dusk era arrossato per via dell’ardente passione che li aveva travolti, ma Lolly si soffermò a osservarlo con attenzione qualche secondo, prima di comprendere le sue parole.
«Cazzo. Sì, scopami,» disse, cercando con movimenti frenetici e disperati qualcosa nella tasca frontale dei suoi jeans.
Lolly tirò fuori un preservativo contemporaneamente a Dusk, e poi sorrisero come due idioti. Dusk sentiva la pelle del viso pizzicare sul punto in cui, qualche secondo prima, Lolly lo aveva leccato, e sentì che respirare stava diventando un’impresa sempre più ardua. «Hai del lubrificante?» Abbassò lo sguardo sullo zaino mentre cominciava a slacciare la cintura borchiata che aveva lasciato dei segni sullo stomaco del ragazzo.
Lolly scivolò accanto allo zaino, aprendo di fretta un taschino esterno. Le tasche sul retro dei suoi jeans abbracciavano il suo culo quasi come due mani che stavano strizzando delle natiche. Dusk sentì il sangue salirgli alla testa, lasciando la sua gola secca e la mente annebbiata, ma tutto perse di importanza quando Lolly si alzò tenendo in mano un piccolo flacone, sorridendo come un ragazzino che aveva appena compitato la parola “silhouette” in maniera corretta.
Dusk si abbassò pantaloni e mutande, emettendo un verso di sollievo quando il suo uccello fu finalmente libero. «Sei come un maledetto sogno, lo sai? Come un miraggio nel bel mezzo del deserto.» Versò del lubrificante sul palmo della mano e scosse la testa.
Fragole. Ovviamente.
Lolly sogghignò e allungò una mano per afferrare il cazzo di Dusk, massaggiandolo lentamente, toccandolo in modo che il lato inferiore sfregasse contro il polso e l’avambraccio. «Che cosa posso dire? Ho parecchio da offrire.»
«Oppure non mi sono ancora svegliato.» Le mani di Lolly erano così abili che Dusk sarebbe anche potuto venire su quelle stupende dita tatuate, ma lui desiderava molto di più. Comunque, se la prese comoda avvicinandosi per un altro bacio. Le labbra di quel tipo erano talmente deliziose che Dusk non credeva di poterne mai avere abbastanza.
Lolly ridacchiò e strinse l’uccello di Dusk. «Mi stai dicendo che non si tratta solo dell’alzabandiera mattutino?»
Dusk colse l’opportunità per lasciare una scia di baci sulla mascella del ragazzo e sulla galassia tatuata sul suo elegante collo. «No, è tutto per te.» Aveva il battito accelerato, e la situazione degenerò quando massaggiò il culo di Lolly. Era bello e sodo, e non vedeva l’ora di abbassargli i pantaloni per ammirarlo da vicino. Per il momento, dato che l’altra mano era occupata con il lubrificante, gli fece scivolare le dita tra le cosce per stringergli le palle.
Lolly chiuse i suoi occhioni e gemette, appoggiando la fronte sul petto di Dusk. «Non posso più aspettare,» disse e lasciò andare il cazzo di Dusk, strappando con movimenti febbrili la busta del preservativo blu e srotolandolo sull’uccello di Dusk come un professionista.
Quel gesto incitò Dusk a entrare in azione. Fece voltare Lolly e lo spinse contro il lavandino. Era concentrato su un unico scopo, ma non appena vide il culo tondo di Lolly, non capì più nulla e cominciò a sprofondare in un baratro.
«Pantaloni… giù.» Dusk non riusciva più nemmeno a trovare le parole precise per esprimere ciò che desiderava, ma a quanto pareva Lolly aveva ricevuto il messaggio.
Il ragazzo gli lanciò un sorrisino sciocco che Dusk vide nello specchio, ma non esitò nemmeno per un secondo abbassando i jeans insieme a delle mutande a fantasia. Dusk ringhiò e accarezzò senza aspettare quelle natiche impertinenti. Con una lieve peluria e delle fossette davvero sexy ai lati, avevano un aspetto così delizioso che avrebbe anche potuto mangiarle per pranzo.
Passò le dita lubrificate su quella fessura allettante e lo fece gemere. Tuttavia, Dusk aveva bisogno di sentirlo più vicino, molto più vicino. Si appoggiò su Lolly e coprì il suo corpo slanciato con la sua figura più massiccia, e sembrò che Lolly stesse andando a fuoco.
Dusk stuzzicò lo spazio tra le natiche con la punta del dito, ma l’ano di Lolly stava già fremendo sotto il suo tocco perciò, senza alcuna esitazione, lo penetrò muovendo il dito dentro e fuori con spinte energiche. Sentiva il bisogno di affondare l’uccello in quella calda e invitante apertura il prima possibile. Non si sarebbe messo il cuore in pace finché non si fossero uniti.
Lolly gemette sottovoce e, invece di indietreggiare, inarcò i fianchi girando nello stesso momento la testa di lato il più possibile, catturando di nuovo le labbra rosee di Dusk. Era fantastico baciarlo anche al contrario. In quella posizione la gola del ragazzo creò una linea aggraziata ondeggiando leggermente quando deglutì. «Di più…»
«Oh, tesoro… posso darti molto di più.» Il corpo di Dusk sentiva il bisogno di essere avvolto da quella meraviglia sexy dai capelli rosa sotto di lui. Allontanò la mano e gli morse la spalla quando spinse l’uccello tra le natiche scivolose. Adorava quel profumo magnifico, un misto di fragole, muschio e quello che doveva essere lo shampoo di Lolly, ma era concentrato sul modo in cui il ragazzo aveva inarcato il culo verso di lui e sulla calda apertura che aveva ingoiato la sua cappella.
In pochi secondi il viso di Lolly divenne rosa come delle fragole con panna, e si piegò in avanti spingendo la fronte contro lo specchio. In un primo momento i suoi lineamenti divennero tesi, poi si rilassò, ed emise un forte gemito che appannò lo specchiò. La stella sotto il suo occhio provocò Dusk, ma non appena sentì i muscoli del ragazzo contrarsi attorno al proprio cazzo, anche lui chiuse gli occhi per un momento, abbracciando quel corpo minuto e sprofondando sempre di più fino a ritrovarsi con lo stomaco contro le natiche di Lolly.
«Sì, sì, è stupendo, cazzo,» sussurrò Lolly, spingendo le spalle contro Dusk.
Dusk ormai non capiva più nemmeno dove si trovasse e come fosse arrivato in quel posto. Sapeva soltanto che il suo uccello si sentiva talmente bene, che avrebbe preferito restare in quella posizione per sempre, e che Lolly era percorso da brividi quando riempì il suo viso di baci.
«Vorrei tanto venire dentro di te e poi vedere il mio sperma gocciolare fuori,» mormorò contro l’orecchio di Lolly quando cominciò a spingere i fianchi. All’inizio andò piano, cercando di metterlo a proprio agio, ma fu difficile mantenere la calma quando Lolly divaricò le gambe, come se fosse affamato, e si premette contro di lui, usando il lavandino per appoggiarsi.
«Peccato che non sia davvero una creatura magica,» gemette Lolly, schiacciando la guancia sullo specchio, cosa che gli diede un aspetto ancora più adorabile quando urlò senza vergogna per il piacere, ogni volta che Dusk lo impalava.
Dusk rise con voce roca quando aumentò il ritmo, penetrando quel culo così sodo che si sollevava ogni volta che i suoi fianchi si scontravano con le natiche morbide di Lolly. «Per me sei un unicorno.» Afferrò una delle trecce e la tirò per baciarlo. Non sarebbe durato molto, di quel passo. Riusciva solo a pensare a scopare quel ragazzo meraviglioso che sapeva di fragole e gemeva come una groupie in preda all’orgasmo.
Lolly leccò le labbra di Dusk e, nonostante il corpo leggermente ruotato, si afferrò l’uccello e cominciò a masturbarsi seguendo il suo ritmo. Non appena si toccò, si mise in punta di piedi e gemette contro le labbra di Dusk, stuzzicandolo con il respiro affannato. Questo spinse Dusk a poggiare più peso su Lolly, sprofondando sempre di più nel corpo bollente e disponibile del ragazzo.
Sapere che Lolly si stava masturbando e il modo in cui il suo buco gli si contraeva attorno all’uccello, portarono Dusk al limite finché non venne, gemendo in quelle labbra dolci e immaginando il suo sperma che riempiva Lolly. Era ansimante e sconvolto, e il suo viso ancora voltato in preda all’eccitazione.
Lolly spinse contro il corpo di Dusk e rabbrividì stringendogli l’uccello in una morsa, quando venne qualche minuto dopo, schizzando sul lavandino. Strofinò il capo sul petto di Dusk, gemendo ad alta voce e afferrandogli la maglietta per sentirlo più vicino.
Mentre il culo di Lolly continuava a contrarsi attorno al suo cazzo, Dusk sospirò piegandosi sul corpo del ragazzo. La sua mente era libera, o piena di zucchero filato a seconda della prospettiva. «Non dovrei pensare a quanto sei carino in questo momento, giusto?»
Lolly sorrise come se avesse appena fatto una scorpacciata di gelato. «Perché no? È un complimento,» disse, ondeggiando leggermente i fianchi quando appoggiò i gomiti sul lavandino.
Dusk stava per dirgli quanto desiderasse leccare tutti i suoi tatuaggi, quando un forte rumore improvviso lo ridestò dai suoi pensieri.
E poi caddero.
Un getto d’acqua colpì Dusk in viso, costringendolo ad allontanarsi quando entrò nel panico e cominciò a tossire. Lolly, con il culo ancora in bella mostra e i pantaloni abbassati che gli impedivano di muoversi, indietreggiò per prendere il suo zaino. Era completamente bagnato e aveva i vestiti incollati al petto, come se dovesse partecipare a una gara di magliette bagnate, ma soltanto quando coprì il suo stupendo culo, Dusk fece due più due e notò i frammenti di porcellana e l’acqua.
Avevano rotto il lavandino, e adesso l’acqua stava fuoriuscendo dalle tubature allagando velocemente il bagno. Quando Lolly alla fine raccolse la sua roba e si rialzò, Dusk vide del sangue su un taglio sul suo braccio.
«Cazzo. Cazzo. Dobbiamo andare. Hai un’auto?» chiese Lolly con gli occhi spalancati come una gazzella che stava cercando di scappare da un ghepardo.
Dusk esitò solo per mezzo secondo. «No, ma ho un camper. Andiamo.» Sollevò i pantaloni fradici dopo aver gettato il preservativo e aprì la porta con il gomito.
Lolly lo seguì, lasciando una scia d’acqua dietro di sé, mentre correva con le sue gambe lunghe verso il pullman. Sid li fissò con la sigaretta che penzolava dalle labbra ma, nonostante Dusk gli avesse fatto segno di darsi una mossa, non sembrò voler smettere di fumare prima del previsto.
Dawn e Mage, seduti sui sedili anteriori, stavano senza dubbio mangiando qualcosa di disgustosamente salutare, ma spostarono la loro attenzione su Dusk e Lolly quando li videro correre sotto il caldo cocente che stava già asciugando i loro vestiti.
«Parti, Dawn, parti. Metti in modo, subito!» urlò Dusk quando alla fine Sid si diede una mossa e li seguì. Dusk lanciò un’occhiata al rivolo di sangue che usciva dal braccio di Lolly ed entrò nel panico. «Mage! Prendi il kit del pronto soccorso!»
Dawn gettò il panino e si mise dietro il volante, ma questo non gli impedì di guardare di sbieco Dusk. «Che cosa hai fatto?»
Dusk serrò i pugni e chiuse le porte dopo diversi strattoni. «Non c’è tempo per le spiegazioni! Vai.»
Lolly si aggrappò a uno dei sedili, osservandoli come un coniglio impaurito in una gabbia piena di volpi. Stava ancora sanguinando e aveva bisogno di aiuto. Non dopo. Adesso.
«Dov’è il kit? Sta sanguinando.»
«Cristo, la polizia ci seguirà?» borbottò Mage quando prese una valigetta rossa dal cruscotto.
«No, se ci diamo una mossa,» rispose Lolly.
Dawn ricevette il messaggio e partì a tutto gas.
«Mage ti ricucirà,» disse Dusk a Lolly, baciandogli la testa.
Sid aggrottò la fronte. «E lui chi sarebbe?»
Dusk aprì le labbra. «Lui è…» Si voltò verso Lolly alla ricerca d’aiuto, ma lui gli fece l’occhiolino e sorrise. Potevano giocare in due. «Lolly.»
Lolly sollevò il mento e sorrise nonostante la ferita al braccio. «Lolly? Mi chiamo Lolly? Sul serio?»
Dusk si passò le dita tra i capelli per l’esasperazione. «È così che ti ho chiamato nella mia testa, okay?»
Dawn si voltò. «Hai preso il burro d’arachidi?»
Dusk aggrottò la fronte. «Il burro d’arachidi?»