Shane. Ex detenuto. Un bastardo buono a nulla. Feccia.
Rosen. Un ragazzo con un fondo fiduciario. Vergine. Fesso.
Shane è uscito di prigione e ha un solo scopo… distruggere ogni cosa cara all’uomo che lo ha fatto finire in galera. E il primo punto della sua lista è Rosen, il figlio di Ed Beck. Shane è determinato a far incriminare il ragazzo, ma quando quegli occhi azzurri sognanti incrociano i suoi, gli vengono in mente un centinaio di altri modi per rovinare Rosen proprio sotto il naso del padre.
Se Rosen vuole che suo padre gli paghi gli studi per ottenere una laurea in arte, dovrà rigare dritto. Iscriversi a una confraternita, evitare gli scandali e tenere nascosta la propria sessualità. Sembra abbastanza facile finché non incontra Shane, un ragazzaccio che proviene dai bassifondi. Ogni briciola di razionalità va a farsi benedire, e quella situazione pericolosa conduce Rosen in una strada fatta di violenza, ricatti e una passione troppo bollente per essere ignorata.
Shane pensa che sia lui ad avere il controllo, che Rosen sia solo un mezzo per raggiungere un fine, uno strumento da manipolare. Ma quando un amore che non si sarebbe mai sognato diventa reale, comincia a rendersi conto che non deve essere la “feccia” della società che tutti lo considerano.
Adesso Shane si trova a un bivio, tra Rosen e la vendetta.
Temi: ricatto, manipolazione, ex galeotto, segreti, ricco/povero, differenza di classe sociale, differenza di età.
Genere: Dark romance M/M bollente
Lunghezza: ~70,000 parole (Può essere letto come standalone)
AVVERTENZA: Questa storia contiene scene di violenza, linguaggio offensivo e personaggi moralmente ambigui.
Shane non era un esperto in certe cose, ma quella maschera non era usa e getta.
L’uomo allungò una mano aggraziata da sotto il mantello e gli artigli oro sulla punta delle dita adornate da anelli lo immobilizzarono, ma non si trattava di una creatura fantastica. Era un uomo.
«Sei tu il tipo? Sono Rosen,» disse, risvegliandolo. Rosen Beck non aveva niente in comune con il padre, che indossava sempre completi eleganti. Non era per niente il genere di persona che lui si aspettava di incontrare. Eppure erano lì… in una bolla luccicante davanti alla confraternita. Ma non era la prima volta che si trovava in una situazione del genere e un sorriso gli attraversò il volto quando si piegò in avanti, sollevando il peso dalla moto.
«Prima la parola d’ordine.»
Le labbra stupende di Rosen fremettero infastidite, ma poi i loro occhi si incontrarono, e il ragazzo esitò. «Dolcetto o dolcetto?» disse, reggendo il suo sguardo.
Qualcosa luccicò sotto il pomo di Adamo di Rosen. Una catena d’oro attorno al collo come un choker collegato a un altro che gli percorreva il petto snello fino alla vita. Gioielli verdi brillavano tra i pettorali, e quel ragazzo in qualche modo riusciva a portare quel look senza sembrare troppo femminile. Le vene delle mani e i muscoli del ventre sembravano più evidenti grazie al glitter verde per il corpo? Rosen sembrava ridicolo e lui avrebbe dovuto odiarlo solo per via del padre, eppure quegli splendenti occhi azzurri che lo guardavano dalla maschera elegante non smettevano di agitarlo in un senso del tutto diverso.
«Il dolcetto non coinvolge le tue labbra?» domandò Shane, cercando di respirare come una persona normale mentre quella creatura proveniente da un altro mondo era così vicina da poterla mordere. Aveva fatto sesso in prigione, ma semplicemente per soddisfare un bisogno. Non voleva che qualcuno si affezionasse a lui né che sospettassero qualcosa; li aveva lasciati credere che non era altro che un etero vigoroso che cercava di trovare piacere dov’era possibile.
Aveva avuto un solo incontro da quando era libero, quindi come doveva resistere alla tentazione di quell’elfo delizioso? Forse il ragazzo avrebbe potuto essere etero, oltre a essere il figlio di Ed Beck, ma che male c’era a flirtare un po’?
Rosen si irrigidì e quando si leccò il labbro con la punta della lingua, Shane non riuscì a trattenere l’ondata di eccitazione nelle palle. Un invito silenzioso rimase sospeso in aria e Rosen appoggiò la mano artigliata sul manubrio della moto, che era molto vicino al suo uccello.
Forse non era così etero?
«Tua madre non ti ha insegnato a non giocare con le fatine?»
La madre di Shane non c’era più. Così come il padre. Non che gli fossero mai stati di aiuto. Nessuno dei due aveva mai parlato di fate. Tuttavia, sebbene il concetto di incontrare creature soprannaturali fosse sciocco, tutto quello che proveniva da quella bocca sensuale era affascinante.
«Sono il genere di uomo che da piccolo correva con le forbici in mano e che vende droga da adulto. I tuoi artigli non mi spaventano,» sussurrò Shane, indicando gli anelli di Rosen. Come sarebbe stato sentirli contro la pelle? Voleva saperlo, a prescindere da chi fosse quel ragazzo.
«Forse dovresti. Quando un principe fatato affonda le grinfie in un umano, lo dilania fino alle ossa.» Gli occhi di Rosen luccicarono sotto la luce debole del lampione, e Shane avrebbe potuto giurare che quel tipo si fosse avvicinato di più. Il profumo di fiori e pino estese filamenti invisibili verso di lui catturandolo per attirarlo tra le gambe di quella creatura bizzarra.
Era pronto.
Anche se quegli artigli appuntiti gli avessero lasciato cicatrici permanenti su schiena e petto, voleva vedere che cosa si nascondesse sotto il mantello e i pantaloni, e leccare il glitter dalla pelle perfetta del ragazzo ricco. Non meritava un po’ di dolcezza dopo dieci anni dietro le sbarre?
«Caro principe delle fate, quest’umano non ha paura di niente. Di sicuro non di te,» mormorò Shane, piegandosi in avanti e inspirando il profumo fresco di Rosen.
Non c’erano ragazzi simili in prigione.
Rosen si morse il labbro, ma poi il cellulare squillò facendolo trasalire, così lo afferrò come se fosse la sua àncora di salvezza. «Purtroppo mi stanno richiamando al regno delle fate, quindi la nostra contrattazione finisce qui.» Gli sfiorò la coscia con l’artiglio, ma poi mostrò il palmo, in attesa delle droghe.
Shane gli sfiorò il polso, rimanendo senza fiato quando la luce colpì gli occhi di Rosen, mostrando quanto fossero azzurri. Quel tipo era una creatura bellissima e viziata. «Prima il dolcetto.» Il pomo di Adamo di Rosen si agitò sotto la catena d’oro, ma il ragazzo si piegò in avanti e gli diede un bacio veloce sulle labbra con l’imprevedibilità di un cerbiatto. Quella carezza gli provocò un incendio nelle palle, e lui ringhiò facendo un sorrisino sghembo. «Non mi inviti?» chiese senza pensare, mentre la musica della festa diventava confusa, attutita dal battito del suo cuore.
Un ragazzo come quello era ciò che lui si era perso trascorrendo i suoi anni di gioventù a marcire in prigione. Sapeva di essere attraente e avrebbe potuto scoparsi chiunque, invece di accontentarsi degli scarti della società. E quella sera voleva Rosen sotto di sé.
«Non posso. Mi dispiace,» sussurrò Rosen, indietreggiando con la mano ancora allungata per prendere le droghe. «Devo rientrare, altrimenti finirò nei guai.»
Il ragazzo non immaginava neppure che i guai fossero proprio davanti a lui.
«Non mordo,» disse Shane, ma gli passò con discrezione le pasticche, assicurandosi di sfiorare la pelle bollente della mano di Rosen. Quel poveretto rabbrividì, mordendosi il labbro per non gemere. «A meno che tu non voglia.»
Rosen nascose la roba da qualche parte sotto il mantello, ma il petto nudo si sollevava e abbassava più in fretta per il respiro irregolare. Anche i capezzoli si irrigidirono, facendo venir voglia a Shane di morderli. «Sono sicuro che questa notte ci incontreremo nei sogni,» sussurrò e, quando si girò, il mantello emise un fruscio davanti a lui, spargendo ancora di più quel profumo intossicante.
Nonostante avessero flirtato, dal modo in cui Rosen andò via sembrava che stesse scappando, ma stava fuggendo da lui o dal proprio desiderio? Shane lo avrebbe scoperto presto, perché aveva già deciso che non avrebbe chiamato la polizia per accusare Rosen e i suoi amici della confraternita.
Oh no, aveva una nuova idea su come rovinare Rosen Beck, e si sarebbe divertito nel farlo.
Coming soon.