Fino a spezzare il biker

«Il tuo segreto è al sicuro con me, Leo Heller. Qualunque cosa accadrà qui, nessuno lo scoprirà. Mai. Capito?»

Zolt. Gay. Seduttore. Predatore. Ossessione: ragazzi etero.
Leo. Etero. Motociclista. Preda. Ossessione: il vero amore.

Zolt sa che cosa vuole dalla vita… vile denaro per godersi la pensione in anticipo e andare ai Caraibi mentre gigolò gli servono da bere sulla spiaggia. Nel frattempo usa il suo banco dei pegni per affari illegali e una mazza da baseball contro chi cerca di mettergli i bastoni tra le ruote.

Quando si tratta di uomini adora dare loro la caccia, e la sua preda preferita e sfuggente sono gli etero. Fa di tutto per sedurli e divorarli. Se può essere la loro prima volta, ancora meglio.
Il suo prossimo obiettivo? Un motociclista. Non un tipo qualunque. Un fuorilegge, Leo Heller.
Leo ha le idee chiare sul suo futuro. Vuole una moglie, da i due ai quattro figli, forse un cane. Se l’amore fosse così semplice come gli altri lo fanno sembrare, Leo sarebbe già sposato.

Una serie di relazioni finite male lo conduce all’unica persona per cui non dovrebbe avere una cotta, che non dovrebbe ammirare e, di sicuro, non dovrebbe toccare. Perché un uomo come Zolt Andorai non gli darà la famiglia che desidera. Cavolo, Zolt non è nemmeno tipo da storie serie, ma ciò che gli offre è un esperimento senza impegno, e Leo è soltanto un uomo con dei bisogni.

Se nessuno scoprirà il segreto di Leo, sarà come se niente fosse successo, dopotutto.
Un bacio porta a un altro, i confini diventano sfocati e, prima di rendersene conto, Leo è cotto.
Innamorato.
Senza speranza.


Temi: club di motociclisti fuorilegge, crimine organizzato, omofobia, sofferenza/conforto, coming out, vicinanza forzata, seduzione, attrazione proibita, primo amore, avidità, seduttore, legami di famiglia.

Genere: M/M romance, suspense

Lunghezza: ~110,000 parole (Romanzo Stand alone)

Contiene scene di esso esplicite e bollenti.

ATTENZIONE: questa storia contiene scene di violenza, linguaggio offensivo e personaggi dalla dubbia moralità.

Leo non era mai stato innamorato, ma quella consapevolezza non gli avrebbe impedito di fare una proposta di matrimonio quella sera.

L’anello di fidanzamento era abbastanza bello, in un modo piuttosto ordinario – un anello comune per un uomo altrettanto normale – ma se Amanda aveva un debole per lui, allora avrebbe apprezzato la fascia d’oro con tre diamantini. In fin dei conti, aveva speso tutti i suoi risparmi per comprarlo ed era davvero convinto della domanda che aveva intenzione di farle quella sera. Una proposta di matrimonio non era ciò che desiderava ogni donna, dopotutto?

Chiuse la scatolina, la mise nella tasca dei jeans e fece tre respiri profondi mentre ascoltava il brusio delle voci che provenivano da fuori. La riunione di famiglia del clan Heller sarebbe stata l’occasione perfetta per mostrare ad Amanda che genere di futuro l’avrebbe attesa, se lo avesse accettato come marito.

Sorrise mentre fissava le foto di famiglia sulle pareti dell’ufficio di suo padre. Oltre a lui, i suoi fratelli, lo zio, i cugini e da poco anche sua sorella, facevano tutti parte della Smoke Valley MC. Lavoravano e festeggiavano insieme, prendendosi cura l’uno dell’altro. Avevano un sistema di assistenza tutto loro a Hawk Springs, dove non era facile trovare un lavoro e la vita rischiava di diventare davvero noiosa per chi non era in grado di trovare un modo per divertirsi.

Non poteva nascondersi per sempre nell’ufficio dell’officina del club, ma non era ancora pronto ad affrontare Amanda, così infilò le dita tra le tende e creò una fessura per guardare fuori. I membri del club, con famiglia e amici, erano già riuniti per l’evento e, nonostante non avesse raggiunto il culmine, anche le feste adatte ai bambini erano piuttosto chiassose in quella zona.

Musica rock di altri tempi riecheggiava dalle casse che i ragazzi avevano portato fuori, creando uno scenario per le conversazioni tra i gruppi sparsi in giardino. Il respiro di Leo divenne affannoso quando non trovò subito la figura esile di Amanda in mezzo alla folla. Non aveva parlato a nessuno dei suoi progetti e, mentre osservava dal varco minuscolo creato tra le tende, lontano dalla sua famiglia, il pensiero fastidioso che lo accompagnava da quando era un adolescente riprese a tormentarlo.

Se solo lo avesse chiesto, quelle persone lo avrebbero aiutato, ma c’erano delle cose che non poteva condividere con loro. Erano proprio quei pensieri che rendevano ancora più difficili i momenti in cui si sentiva solo.

La sua famiglia non era in grado di colmare il vuoto che provava, ma forse Amanda ci sarebbe riuscita.

Spostò lo sguardo dal barbecue a Jack, suo fratello maggiore. Aveva compiuto quarant’anni l’anno prima, ma i tatuaggi che gli ricoprivano il corpo fino al collo gli conferivano un aspetto più giovane. Da bravo motociclista, soltanto fino a qualche anno prima si era divertito con parecchie ragazze, finché non si era innamorato follemente della sua attuale fidanzata e aveva dimenticato tutte le altre. Le sue attenzioni erano la spiegazione del rigonfiamento sulla pancia di Trixie.

Anche Leo desiderava una famiglia. Voleva dei figli e un posto nel mondo. Il suo piano era di trovare la donna giusta e seguire la tradizione di famiglia. Ci provava già da qualche anno, ma aveva dovuto affrontare la realtà quando non era riuscito a innamorarsi.

Si avvicinava ai trenta e aveva deciso che Amanda era la donna con cui voleva passare il resto della sua vita. L’amore sarebbe nato con il tempo. Forse aveva aspettative troppo alte? Il fulmine della passione da cui aveva sempre sperato di essere travolto forse non esisteva.

Qualcosa colpì l’ingresso accanto all’ufficio ma, prima che avesse il tempo di controllare che cosa fosse, la porta si aprì e i suoi genitori entrarono in un vortice di pelle e lycra. Restò paralizzato quando suo padre afferrò sua madre e la fece sedere sulla scrivania, così preso dal loro bacio da non accorgersi della sua presenza. Sua madre indossava un reggiseno sportivo, che metteva in mostra la pelle abbronzata, ma quando suo padre le afferrò il sedere coperto dai pantaloni da yoga colorati, Leo si schiarì la voce.

«Perché non avete controllato se la stanza era vuota?» chiese frustrato, facendo il giro della scrivania.

I suoi genitori erano troppo energici per due persone della loro età. Comunque, nove figli non erano apparsi dal nulla. Prima pensava che un giorno avrebbe avuto una relazione come la loro, ma dato che con il passare del tempo nessuna ragazza era riuscita ad accrescere in lui quella frenesia che i suoi genitori condividevano, aveva cominciato a perdere le speranze.

Tuttavia, se il destino non aveva in serbo per lui una storia di passione, avrebbe preso la vita per le palle per assicurarsi da solo ciò che voleva nel suo futuro. Sentì l’anello bruciare sotto i jeans quando ignorò le mezze scuse dei suoi genitori. Anche sua madre, che aveva nascosto la faccia nell’incavo del collo del marito, sembrò farlo per celare un sorrisino piuttosto che l’imbarazzo della situazione.

«Sì, scusaci, figliolo,» disse suo padre, scostando la chioma grigia e lunga. Il rossore sulla pelle abbronzata era un indizio che non avrebbe smesso presto di fare ciò in cui era impegnato, così Leo agitò una mano e uscì, ancora non pronto a mettere in atto la sua idea.

«Chiudi la porta,» urlò sua madre e lui la spinse con troppa forza, provocando un rumore che riecheggiò nel corridoio polveroso. Forse era soltanto amareggiato. Quante coppie erano ancora così attive sessualmente dopo una vita insieme? Era qualcosa da invidiare e non da ignorare.

Stava per uscire dall’edificio quando la porta di ingresso principale si spalancò e apparve Mike, suo fratello minore. Entrò trascinando il caos che proveniva da fuori, ma furono le urla squillanti della ragazza che aveva sulle spalle che perforarono i timpani di Leo e lo fecero trasalire.

«Basta,» strillò con un tono che esprimeva proprio l’opposto, confermato anche dal modo in cui ridacchiò quando Mike le sculacciò il sedere formoso.

Mike e Leo somigliavano entrambi al padre. Erano alti, muscolosi ma slanciati e, come tutti gli altri membri, avevano lo stesso tatuaggio sulla schiena… un teschio alato con del fumo che fuoriusciva dalle cavità oculari e una scritta che confermava al mondo che facevano parte della Smoke Valley MC in Nevada. Ciò che li rendeva diversi andava oltre l’aspetto esteriore.

Non importava che i capelli di Mike fossero lunghi e chiari e quelli di Leo corti e scuri. Ciò che li rendeva diversi era che, mentre Mike era un tipo alla mano che non perdeva quasi mai la pazienza, Leo prendeva tutto troppo sul serio. A differenza del fratello maggiore, Mike non aveva bisogno di provare a trovare il suo posto nel mondo e nemmeno di comprare fiori alle ragazze per avere la loro attenzione. Era un dongiovanni ma, quando avrebbe incontrato la ragazza giusta, di sicuro si sarebbe innamorato com’era successo a Jack con Trixie. Era una Harley sexy e Leo… era un SUV con una verniciatura fica.

Forse era proprio quello il problema di Leo. Come pretendeva di sentire le farfalle nello stomaco se non ispirava passione alle donne che sceglieva? Si allenava, era tatuato e anche un meccanico molto bravo, ma quando si trattava dell’arte della seduzione, non possedeva le stesse doti del fratello. Mike emanava un’aria sexy in stile Kurt Cobain che spingeva le ragazze che mollava a tornare per averne ancora. Quello stronzo aveva un piccolo fan club di liceali da cui doveva stare alla larga se non voleva finire in carcere.

«Togliti. Ho una ragazza sporcacciona da educare,» annunciò Mike, sorpassando Leo, che fissò il viso paonazzo e gioioso della donna.

Mortificato, corse fuori per cercare di nuovo Amanda. Non era la prima volta che la invitava, ma mai a una festa così in grande, e non voleva che pensasse che i suoi fratelli fossero dei pervertiti.

Anche se Mike lo era.

Oltrepassò tre sedie sdraio, dove suo zio Kurt e altri membri del MC erano impegnati in una conversazione animata mentre bevevano birra, ma quando si voltò verso il barbecue, dove l’aveva avvistata l’ultima volta, vide un drago delle dimensioni di un bambino correre verso di lui.

Il viso del bambino era nascosto da una maschera verde, ma riconobbe Sean dalla risata, così afferrò il piccolo e lo fece volteggiare in aria.

Melody, sua cugina e madre del bambino, gli sorrise, portando indietro la chioma rosso fuoco. «Lascia in pace lo zio Leo. Dovreste già essere a letto,» disse, spingendo gli altri due figli verso il cancello.

«Un altro giro,» sussurrò Leo, facendo volteggiare il piccolo, che ridacchiò. «Crescono così in fretta,» aggiunse, anche se era consapevole che quelle parole lo facessero sembrare un vecchio zio che pizzicava le guance e fumava la pipa, nonostante avesse soltanto ventinove anni e non fosse ancora arrivato il momento di indossare pantofole e fare pisolini sulla sedia a dondolo.

Erano quasi arrivati al cancello quando un fischio squarciò la musica e il chiacchiericcio. Sul tetto del club, vide suo cugino Kane aprire la cerniera dei pantaloni. Significava che gli invitati avevano già bevuto parecchio e che quella festa non era più adatta ai bambini.

Melody spalancò gli occhi e prese gli altri due figli, correndo verso l’auto, parcheggiata proprio accanto alla stazione di servizio che apparteneva al club. La figlia di Melody chiese che cosa ci facesse così in alto lo zio Kane, anche se Leo non aveva voglia di ascoltare, perché il suo unico pensiero era che aveva programmato di fare la proposta di matrimonio ad Amanda proprio su quel tetto, ma ormai il suo piano era stato rovinato.

Non importava che impedissero a Kane di pisciare in pubblico, l’atmosfera romantica del posto che aveva scelto ormai era morta. Continuò a sorridere per il bene dei bambini ma, non appena Melody andò via, si precipitò di nuovo in giardino, pronto ad affrontare Kane a proposito del suo comportamento di fronte ai piccoli… e anche alle signore, come Amanda.

Tuttavia, Kane era scomparso e anche zio Kurt, quindi significava che alla fine sarebbe stato lui a doversi occupare di suo figlio.

La rabbia, già ribollita a fuoco lento nel suo petto, iniziò a placarsi quando Rain lo salutò con la solita pacca sulla spalla. «Complimenti per essere riuscito a portare via i bambini in tempo. Prevedo che ci sarà soltanto un trauma non molto serio,» disse con un sorriso sghembo, appoggiandosi contro la parete.

In qualche modo, la sua presenza aiutò Leo a rilassarsi. La persona della famiglia con cui condivideva il legame più forte era sua sorella. Forse perché, come lui, era un po’ un’outsider, anche se all’apparenza sembrava perfetta per quel posto.

Alta, slanciata, con lineamenti androgini e vestita dalla testa ai piedi di nero e borchie, anche lei riusciva ad attrarre più donne di Leo. Comunque, da quando Rain si era sposata, nessuna aveva alcuna possibilità.

«O spaventati a vita se sono riusciti a dare anche solo una sbirciatina all’uccello di Kane.»

Condivisero un sorrisino che compresero soltanto loro, riconoscendo l’odio reciproco per il cugino. Eppure, era un membro della famiglia, quindi non potevano sbarazzarsi di lui.

«Quando avrai dei figli, dovrai tenerli lontani da quel folle. Se saremo fortunati, lo rinchiuderanno e tornerà quando i bambini saranno già cresciuti,» disse Rain.

Leo sorrise. «Un passo per volta. Prima devo sposarmi.»

Rain alzò gli occhi al cielo e si accese una sigaretta. «Non è un requisito…»

Leo fece un respiro profondo e tirò fuori la scatolina dell’anello. «Spero che accada il prima possibile.»

«No, cioè, guarda lo zio Kurt. Non è sposato e ha dei figli.»

«Rain, non mi stai ascoltando.» Leo le agitò la scatolina in faccia. «Questa sera voglio chiederle di sposarmi.»

I suoi occhi grigi si scurirono. «A chi?»

«Che vuoi dire? Ad Amanda, ovviamente. Che razza di domanda è?» Leo allargò le braccia per la frustrazione.

Rain restò a bocca aperta, ma impiegò qualche secondo per ritrovare la voce. «La conosci da due mesi,» sussurrò.

«Tre.»

«Okay, tre mesi. Non è sufficiente…»

Leo rimise la scatolina in tasca. «Hai sposato Mona qualche minuto dopo averla conosciuta.»

«Sì, ma lei è diversa. Si trova bene nel nostro gruppo. Guida una moto da cross, le piacciono le feste che organizziamo e non le dispiace il modo in cui gestiamo gli affari. Amanda? Fa la segretaria in una concessionaria e non le piace sporcarsi le mani.»

Leo scosse il capo. «È dolce, sexy ma non troppo, la moglie ideale.»

Rain scosse il capo, fissandolo con occhi sgranati. «Sexy ma non troppo? Che diavolo… di che cosa stai parlando? Non sei mai stato un tipo geloso. I ragazzi fissano sempre Mona, ma non mi turba.»

Leo aveva bisogno di una sigaretta, così ne prese una dal pacchetto di Rain. «Ma tu sei… tu. Mona è pazza di te. Forse non sono destinato a una storia così selvaggia.» Anche se, in fondo al cuore, desiderava davvero qualcosa di selvaggio.

Rain poggiò le mani sui fianchi, serrando le labbra finché non divennero una linea dura. «Se non credi che Amanda sia pazza di te, non chiederle di sposarti.» Scosse la testa quando lo vide riempire i polmoni d’aria prima di parlare. «Non guardarmi in quel modo. Okay, forse lei è davvero quella giusta, ma se non ne hai la certezza, aspetta un po’, va bene?»

«Ascolta, ho un piano e sono davvero lontano dal mio obiettivo. Non è quello che ho bisogno di sentire dalla sorella che preferisco questa sera. Forse stai perdendo punti nella classifica dei fratelli.» Voleva fare una battuta, ma il sorriso che comparve sulla sua faccia si trasformò in una smorfia, così chiuse la conversazione andando via.

Eccola. Vide la donna in questione uscire dal club con Mona, la moglie di Rain. Amanda era una ventata di innocenza in quel covo di edonismo casuale. Indossava un vestitino nero corto, non troppo, con una scollatura abbastanza profonda da essere sexy senza rivelare troppo. La sua chioma bionda si agitò quando rise per qualcosa che le disse Mona.

Non stava più nella pelle al pensiero di vederle l’anello al dito.

Inoltre, dopo aver accettato la sua proposta, la vita di Leo sarebbe proseguita senza intoppi. Avrebbero avuto due al massimo quattro figli, una casa vicino al club e forse anche un cane, cavolo.

«Piccola! Ti cercavo.» Corse verso di lei come se fosse una luce in grado di condurlo al suo futuro.

Mona lo salutò con un cenno della mano e corse al fianco della moglie, con le tette che sobbalzavano a ogni passo e i capelli castani da ogni parte. Amanda aggrottò la fronte quando notò i suoi occhi vaganti, così la attirò per un bacio veloce.

Riuscì a riportare l’attenzione di Amanda proprio su ciò che voleva. Su di lui. Tuttavia, a quel punto ebbe come la sensazione che l’anello fosse bollente quasi da ustionarlo e il suo piano originale andò in fumo.

«Sono stata via soltanto un paio di minuti. Non riesco a credere di essermi persa tutto questo,» sussurrò con un sorrisetto mentre gli accarezzava il petto in maniera civettuola.

«Sai che non riesco mai ad averne abbastanza di te,» disse con un sorriso prima di salutare Mona con un gesto della mano. «Grazie per aver trovato il mio tesoro.» Non perse tempo a portare Amanda via da quella festa rumorosa.

Doveva sbrigarsi a farle la proposta.

Inoltre, se il tetto non era più disponibile come scenario, allora avrebbe dovuto accontentarsi di camera sua. Era il primo posto in cui avevano fatto sesso, condiviso tante colazioni romantiche e lo faceva sentire a casa.

«Dove mi porti?» lo provocò, stringendogli la mano con le sue dita eleganti mentre percorreva il salone, ignorando una coppia che forse, anche se non ne era certo, faceva sesso in un luogo pubblico. Sperò che Amanda non li avesse notati, altrimenti le avrebbe rovinato l’umore.

«Volevo soltanto un po’ di privacy, capisci? Fuori c’è troppo baccano.»

Le parole di sua sorella divennero un lontano ricordo e accelerò il passo quando portò Amanda al piano di sopra. Come altri uomini single della famiglia Heller, viveva nella sede del club ma, una volta ottenuto il fatidico di Amanda, avrebbero trovato un posto tutto per loro. Si sarebbe accontentato anche di un appartamento non molto grande finché non avessero avuto figli e bisogno di più spazio.

«Mi sembra ovvio,» rispose Amanda, accarezzandogli un braccio su cui poggiò il viso mentre percorrevano il corridoio. Il battito di Leo divenne così forte che attutì la voce di Amanda, ma essere nervosi era normale in una situazione come quella.

Amanda non gli faceva molti complimenti, ma il modo in cui lo toccava e il desiderio nei suoi occhi quando scopavano accrescevano la sua autostima, cosa di cui aveva bisogno più dell’acqua. A volte gli chiedeva di scoparla con indosso il gilet da motociclista e il modo in cui gemeva quando si aggrappava alla pelle del gilet lo faceva impazzire. Gli piaceva compiacere la gente e dare alla sua compagna quello che voleva era ciò che lo eccitava di più.

Aggrottò la fronte quando si accorse che la sua porta era stata aperta, ma non disse niente quando la portò in camera sua. Un posto semplice ma spazioso e pulito che offriva la privacy e lo spazio di cui aveva bisogno. Sulle pareti si trovavano alcuni poster delle sue auto preferite, ma Amanda aveva già lasciato il suo tocco personale con l’aggiunta di cuscini grigi che gli aveva regalato un mese prima.

Il letto era un po’ in disordine e non voleva nemmeno pensare a chi fosse entrato. La cosa peggiore fu il preservativo usato che trovò sul tappeto davanti al letto e che scalciò per nasconderlo.

Prima che avesse il tempo di parlare, Amanda rotolò sul letto, stiracchiandosi con un sorriso enorme e mettendo in mostra il modo in cui il vestito le aderiva sulle cosce lisce. «Nel mio letto non dormo mai così bene.»

Restò immobile per un secondo, perché anche quella situazione gli mise i bastoni tra le ruote. Le afferrò una mano per metterla seduta e poi si inginocchiò, sperando di non sporcare i suoi jeans con lo sperma di qualche stronzo.

«Amanda?»

Sbatté le palpebre dei suoi occhi azzurri con ciglia infinite. «Mhm?» Sorrise e allargò le gambe ancora di più quando provò a sollevare il vestito, ma lui la fermò, chiedendosi se quella situazione potesse diventare ancora più imbarazzante. Per chiarire le sue intenzioni, le chiuse le ginocchia.

«Amanda. Ti amo. Ti amo così tanto che non riesco a immaginare il resto della mia vita senza di te.» Prese la scatolina e la aprì per mostrarle l’anello. «Mi vuoi sposare?»

Amanda restò pietrificata con il petto che si sollevava a ogni respiro mentre lo fissava con un’espressione impassibile che si sarebbe trasformata in gioia quando avrebbe recepito le sue intenzioni. Aspettò che succedesse, ma lei si trascinò sul letto e, in modo impacciato, si allontanò da lui.

«Non puoi dire sul serio. Ci siamo conosciuti due mesi fa!»

Erano tre. Be’, due e mezzo, ma che cos’erano in confronto a un futuro insieme?

Leo si sedette sui talloni mentre le porgeva ancora l’anello. «Ma stiamo bene insieme…»

Sul volto di Amanda comparve un sorriso simile a quello che gli aveva regalato quando lui era entrato in concessionaria e le aveva rivolto la parola per la prima volta. Cordiale ma senza sentimento. Sentì il cuore andare in frantumi.

«Ascolta, Leo… sei un tipo grandioso, ma non credo di essere pronta per un impegno simile.»

Leo si rialzò per risparmiarsi quell’affronto, ma tenne la scatolina aperta in caso Amanda cambiasse idea. «Ho ventinove anni, tu trenta. Hai detto che volevi dei figli. Perché aspettare?»

Capì di aver detto la cosa peggiore possibile quando il sorriso di Amanda si trasformò in una smorfia. «Oh, allora secondo te dovrei sposarmi perché sto invecchiando? Se credi che sia una ragione sufficiente per farlo, vaffanculo,» disse, andandosene via su tutte le furie.

Leo la seguì con lo sguardo fino alla porta ma Amanda doveva aver dimenticato che fosse chiusa perché tirò senza successo la maniglia.

«No, tesoro! Andiamo, non era quello che intendevo. È solo che i nostri… obiettivi sono gli stessi.» Eppure, non voleva che si sentisse in trappola, così aprì la serratura.

Lei tornò a fissarlo soltanto dopo essere uscita in corridoio. «È chiaro che non è così. Pensavo che ci stessimo divertendo. Chi diavolo chiede a qualcuno di sposarlo dopo così poco tempo? Sembra quasi che ti stia già preparando al divorzio.»

«Perché dici questo?» Chiuse la scatolina e quello scatto sembrò davvero porre fine al suo sogno.

«Leo… tu sei… davvero eccitante e tanto altro. Sexy e divertente, ma abbiamo stili di vita diversi.»

Leo si morse il labbro con forza. «Che cazzo significa?» Cercava sempre di controllarsi. Soprattutto quando nei paraggi c’era una signora, ma anche la sua pazienza aveva un limite.

Amanda sospirò e incrociò le braccia sul petto, come se lei avesse il diritto di essere frustrata per quella situazione. «Ecco il perché. Mi piace trascorrere del tempo con voi, ma siete sconsiderati e rozzi. Inoltre, non tutti i vostri affari sono legali. Mi dispiace, ma non voglio questo genere di energia nella mia vita.»

Leo riuscì a mordersi la lingua e restò immobile mentre le lanciava saette con lo sguardo. Serrò i pugni, ma non poté fare niente quando lei indietreggiò nel corridoio.

«Ti lascerò il tempo di digerire il tutto e forse tra un po’ potremo scopare di nuovo. Lasciamo che le acque si calmino,» disse mentre scendeva le scale.

Leo continuò a non avere una risposta e restò immobile intanto che la fissava andare via. Il suono dei suoi passi accelerò e poi si disperse nel rumore che proveniva da fuori, invece lui restò lì, completamente sconvolto.

Gli ci volle qualche altro secondo per riprendersi da quel momento, ma poi urlò e colpì la parete con insistenza e tanta forza da lasciare un segno e farsi sanguinare le nocche.

Fanculo Amanda. Fanculo la festa. Fanculo tutto.

Perché non riusciva mai a ottenere ciò che voleva?

Chiuse la porta della sua stanza e fece avanti e indietro con le mani intrecciate dietro la nuca. Non avrebbe mai dovuto parlare a Rain dei suoi piani. Gli avrebbe chiesto di Amanda non appena avesse messo piedi fuori dalla stanza, quindi significava che era bloccato lì.

Un frastuono terribile lo costrinse a dimenticare il suo fallimento e a voltarsi verso la finestra. Sentì il rumore di moto che andavano su di giri. Non sapeva che cosa fosse successo, ma le urla al piano di sotto lo spinsero a darsi una mossa.

Non vedeva l’ora di concentrarsi su qualcos’altro che non fosse il rifiuto di Amanda.

Raggiunse la finestra in soli due passi e guardò il giardino giusto in tempo per vedere una sfilata di motociclisti che correva per la città, sfrecciando proprio davanti alla Smoke Valley MC. Al piano di sotto, alcuni Smokeys corsero alle loro auto, infuriati di fronte a quella provocazione così sfacciata.

«Che cazzo?» sussurrò dirigendosi verso le scale. Il sangue aveva già cominciato a ribollirgli nelle vene quando entrò nel salotto e digrignò i denti, pronto a mordere.

I motociclisti ronzavano come uno sciame di calabroni infuriati, bloccati nella struttura mentre uno degli aspiranti membri del club si affrettava ad aprire il cancello.

Corse da suo padre non appena vide la sua testa grigia. «Che sta succedendo?» urlò sopra quel frastuono.

Il suo vecchio lo guardò da oltre la spalla e la luce gialla del lampione sopra di lui gli accentuò il viso rugoso. «I tipi nuovi vogliono attirare la nostra attenzione. Suppongo che l’abbiano ottenuta, ma se vuoi la mia opinione, un cane che abbaia così forte non morde,» disse, scuotendo la testa quando un paio di ragazzi uscirono non appena il cancello si aprì.

Leo fece un respiro profondo. «Quegli… che cosa sono? Jackal Brothers?»

«Sì, quegli stronzi hanno spostato il loro accampamento di roulotte più vicino a Hawk Springs.»

«Vuoi che li cacci?»

Gli anelli pieni di sigilli di suo padre luccicarono quando si passò una mano tra i capelli. «No. Non ha senso rovinare la festa per quegli idioti. Qualcuno voleva seguirli e, se è questa la loro idea di divertimento, non li fermerò, ma credo che dovremmo pensare a loro domani. Scommetto che preferiresti portare Amanda al piano di sopra adesso,» sussurrò, ammiccando.

Leo distolse lo sguardo. Anche sentire il suo nome era uno schiaffo in faccia. «Abbiamo rotto.»

Suo padre si accigliò. «Che cosa hai fatto? Era felice fino a dieci minuti fa.»

Leo cedette. Un uomo aveva i suoi limiti e lui li aveva appena raggiunti. «Le ho chiesto di sposarmi, okay? Ma è chiaro che sono un essere umano terribile che non merita nemmeno un futuro. Mi sono comportato bene con lei. Sono stato gentile, cazzo, ma no… vado bene come un giro eccitante in moto, ma non sono materiale da sposare.»

Suo padre incurvò le spalle e Leo si preparò per gli insulti ma il suo vecchio aprì il portafogli e gli diede un paio di bigliettoni. «Hai bisogno di divertirti. Offro io.»

Leo sbuffò e fissò il denaro con espressione insoddisfatta. «Che cosa dovrei fare?»

Gli diede una pacca sulla spalla. «Vai a Reno, guarda un po’ di spogliarelliste. Divertiti. Oh. Se vai a Reno, fai un salto da Zolt. Ha merce nuova per noi. Potremmo avere bisogno di altre armi con questi stronzi dei Jackal che girano per Hawk Springs.»

La salivazione di Leo si azzerò, ma mise i soldi in tasca. Non sapeva come sentirsi al pensiero di dover andare al banco dei pegni di Zolt. Quella serata era stata già abbastanza stressante.

Eppure… l’anello di fidanzamento non gli serviva più a niente e Zolt avrebbe potuto dargli un po’ di contante pulito in cambio.

Pessima idea.

Perché Zolt Andorai era l’unica persona sul pianeta che non smetteva mai di riempirlo di più attenzioni, più di quelle che era in grado di sopportare.

 

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