Mike. Motociclista macho. Segnato. Non amerà mai più.
Arden. Femme boy. Stanco. Non cederà mai più al desiderio.
Mike è sempre alla ricerca di un’avventura nuova, e ci sono pollastre a sufficienza per uno stallone come lui allo Smokey Valley MC. Tuttavia, la cosina graziosa che nota alla stazione di servizio si rivela un ragazzo, e quello fa scattare parecchia confusione.
Mike ama le sfide, così, quando viene trattato con freddezza, i suoi sensi da predatore vanno a fuoco. Etero o no, Mike fa una scommessa con il cugino e non si accontenterà finché non avrà sedotto del tutto Arden.
Arden ha cose più importanti a cui badare, delle insicurezze insignificanti di un motociclista. Stanco e ferito dalla sua ultima storia, ha promesso che non avrebbe mai più ceduto al fascino di un ragazzaccio. Soprattutto perché Mike non è soltanto sexy, ma anche troppo irresistibile. Più grande, pericoloso e arrogante, Mike sarà la sua fine, se Arden non farà attenzione.
Eppure, quando un mostro del suo passato tira fuori gli artigli, l’unico deterrente che Arden riesce a pensare è far credere che Mike sia il suo nuovo ragazzo. Pertanto, si ritrova intrappolato in una relazione finta con un ragazzo etero.
Per Mike, quello che inizia come un gioco si rivela un risveglio che non si sarebbe mai aspettato. Il principe di ghiaccio in pizzo, in realtà è bollente come le fiamme dell’inferno, con una mente perversa che rivaleggia con quella di Mike e, all’improvviso, il suo cuore segnato non è al sicuro come pensava.
Temi: relazione finta, scommessa, principe di ghiaccio, seduttore, risveglio bisessuale, crossdressing, gang di motociclisti fuorilegge, scoperta di sé, differenza di età, protettore, lingerie, fobia di impegnarsi in una relazione, grande famiglia
Genere: Romance M/M bollente, suspense romantica
Lunghezza: ~ 95,000 parole (Standalone)
AVVERTENZE: Questa storia contiene scene di violenza, linguaggio offensivo e personaggi moralmente ambigui, oltre che argomenti delicati come abuso di minore, dipendenza e suicidio.
Le fece un sorriso smagliante. «Torni dalla mammina pronta a esplodere? Scommetto che non vedi l’ora di cambiare di nuovo pannolini.»
Mona rise. «Perché credi che abbiamo Leo come genitore in più?» Salutò, agitando i fianchi generosi mentre usciva.
Kane gli tirò la barba. «Sto parlando con te, amico! Se un solo capello cadrà…»
«Perché mai Shay sta lavorando qui? Non dovresti assumere qualcuno ad aiutarvi?»
«Abbiamo un aiuto,» disse Shay, puntando il mento verso la parte frontale del negozio.
Una donna si trovava sotto la luce del sole, rivolta verso la distesa ampia di cespugli secchi e colline marrone chiaro che si estendevano sull’altro lato della strada. Minuta, ma non troppo bassa, era della corporatura perfetta per farla sedere sul sellino della moto e portarla in giro. Aveva gambe lunghe e snelle, come quelle di una gazzella, e aveva raccolto i capelli in due crocchie stucchevoli proprio sopra la nuca. Li aveva anche tinti… biondo platino di sopra e colorati sulle punte, color menta da un lato e rosa dall’altro. Qualcuno doveva annaffiarla, altrimenti si sarebbe prosciugata sotto il sole spietato di mezzogiorno.
Non aveva ancora visto il suo viso e sapeva già di volersela fare.
«Chi è quella?» chiese enfatizzando ogni parola. Finì in fretta la birra e si spostò di lato nel tentativo di vedere di più.
Kane si scambiò delle occhiate con Shay, ma Mike non riuscì a interpretare il significato di quella conversazione silenziosa. A parte la gelosia di Kane, perché lui non era legato a nessuno e poteva scoparsi chi voleva, ovviamente.
«Arden. Immagino che dovresti conoscerla. L’abbiamo assunta il giorno dopo che sei partito con Mona,» rispose Kane, incrociando le braccia sul petto, e facendo accigliare il pagliaccio sul bicipite.
Tuttavia, Mike era concentrato soltanto sul culo sodo coperto da jeans aderenti. Arden li aveva abbinati con delle sneaker alte e lilla, una cintura con borchie della stessa tonalità, e un top corto bianco che mostrava la schiena, chiara come le braccia e coperta da tatuaggi colorati.
«Sto andando,» disse con un ghigno.
Shay sbuffò. «Non voglio fermarti.»
Mike mandò giù la birra, gettò la lattina nel cestino della spazzatura e uscì dal negozio con la sua camminata più disinvolta. Raggiunse quella fata stupenda che stava sistemando un giornale in uno degli stand davanti al negozio e, quando guardò quella nuca pulita da vicino, il suo istinto gli disse di leccare lo strato di sudore dalla pelle liscia.
Ma forse sarebbe stato eccessivo come inizio, così decise di sculacciare una delle natiche tonde. «Ho saputo che sei la nuova ragazza, bellezza.»
Lei si girò, e prima che Mike se ne rendesse conto, ricevette uno schiaffo su… sulla barba. Era destinato alla guancia, ma Arden non aveva considerato la differenza di altezza. Non era la ragazza più minuta che Mike avesse conosciuto, ma era magra come un ramoscello, e non appena lanciò un’occhiata al petto si rese conto che non c’era molto di cui entusiasmarsi. Tuttavia, Mike era per le pari opportunità, dato che le pollastre piatte non erano peggiori a fare pompini delle tipe con seni prosperosi.
Arden indietreggiò e tirò subito fuori quella che all’inizio Mike pensò che fosse una chiave, ma poi si aprì nel coltellino a farfalle più carino che mai. Tremò tra le sue dita esili con unghie laccate di rosa scintillante. Se non era il tentativo di minaccia più adorabile di sempre, allora Mike non sapeva in che altro modo definirlo.
Arden si prese un altro secondo per studiarlo dalla testa ai piedi, e i loro sguardi si incrociarono. I suoi erano azzurro chiaro, grandi come quelli di una cerbiatta, con ciglia lunghe e scure, ma la sua espressione non era meno determinata soltanto perché aveva un viso da bambola.
«Allontanati.»
Le mani di Mike si erano già sollevate in segno di resa, perché una puledra aveva bisogno di voler essere cavalcata, se ci si voleva divertire, ma mentre l’avvertimento di Arden gli riecheggiava nella testa, il suo sorriso svanì, perché si era reso conto di una cosa.
Arden non sembrava per niente una ragazza.
In effetti, la voce che provenne da quella bocca carnosa ricoperta di lucidalabbra, anche se non molto roca, era senza dubbio maschile. Inoltre, non appena lo sguardo di Mike si abbassò di più, fino alla protuberanza sulla gola di Arden, sul petto piatto, sul pacco davanti ai jeans, una cosa divenne più che evidente.
Quella bellezza che avrebbe dovuto essere un’altra delle sue conquiste era un ragazzo. Oppure era un lui? Una lei? Loro? Le cose erano diventate parecchio confuse negli ultimi tempi. Mike avrebbe optato per un lui, per il momento.
«Non farti del male con quello,» disse, indicando il coltello a farfalle con il capo.
«Oh, so come usarlo,» disse Arden, nonostante il respiro affannoso, ma come se stesse affrontando un leone. «Potrei non essere in grado di ucciderti, ma ti caverò un occhio, tu… cavernicolo.»
Mike spalancò di più gli occhi, e si ritrovò a fissare di nuovo le labbra di Arden, come se il cervello si rifiutasse di capire che Kane lo avesse intenzionalmente spinto verso qualcuno che non faceva parte del suo solito menu. «Mi caverai un occhio? Perché dovresti rovinare un viso così bello?» chiese con un sorriso enorme.
Arden abbassò l’arma minuscola, ma osservò ogni sua mossa come un cucciolo di falco. Inoltre, nonostante la voce, il pomo di Adamo e l’uccello nei pantaloni aderenti, il cervello di Mike si rifiutò di accettare che Arden non dovesse essere un oggetto sessuale adatto a lui. Quel piccolino profumava proprio come una ragazza. Fiori e gomma da masticare.
«Tu sei… neutro per me.» Arden si accigliò, attirando lo sguardo di Mike sulle sopracciglia. Erano carine e curate, e il fatto che il ragazzo avesse quel genere di trucco delicato che rendeva la pelle luminosa e angelica, lo lasciò con una confusione sempre più profonda.
Arden era davvero una ragazza stupenda, nonostante ciò che nascondeva nei pantaloni, e Mike si ritrovò ammaliato in modo strano dall’ambiguità della persona davanti a sé. «Di sicuro non sono neutro per te. Hai un aspetto migliore della mia ex.»
Il coltellino si abbassò ancora di più. Pessima mossa, nel caso lui stesse davvero tramando qualcosa, ma Arden non sembrava avere molta esperienza nella lotta. Con il viso liscio e la corporatura esile avrebbe anche potuto essere un adolescente.
Arden gli lanciò un’occhiata, e Mike continuò a notare dettagli sul suo viso, come l’orecchino di cristallo sul naso proporzionato, o il simbolo di picche minuscolo disegnato sopra il lato del sopracciglio. Com’era finita una persona così a lavorare alla stazione di servizio dello Smokey Valley MC a Hawk Springs, in Nevada?
«Ehm… grazie? Ma sì, non sei il mio tipo.»
Mike si accigliò, osservando i capezzoli di Arden, duri contro il tessuto bianco. «Sei etero?» chiese, perché, per quanto incredibile, non era impossibile.
«No… no.» Arden alla fine rimise il coltello in tasca, ma afferrò un giornale dallo stand accanto a lui per sventolarsi, come se avesse bisogno di qualcosa in mano per cacciare Mike se le cose si fossero messe male.
Mike era etero, quindi avrebbe dovuto infischiarsene di un ragazzo gay che non era interessato a lui, ma fu un colpo per il suo orgoglio, e sapere che Kane e Shay non fossero molto lontani, ridacchiando tra di loro, non migliorò la situazione. Inoltre, c’era anche il modo in cui Arden lo guardava, con le pupille dilatate e le ciglia che sbattevano. Era interessato, maledizione!
«E tu vuoi farmi credere che un ragazzo come te non vorrebbe un pezzo di questo?» domandò Mike, sollevando la maglietta e rivelando addominali e pettorali. Si assicurò che fossero duri, una volta sollevato il tessuto che fungeva da tenda.
Il rossore che fiorì sul viso di Arden fu una risposta soddisfacente, ma Mike non avrebbe lasciato stare finché non avesse sentito le parole corrette da quelle labbra stupende.
«No,» replicò Arden in modo severo, anche se continuò a punzecchiare il petto di Mike con lo sguardo. «Puoi metterlo via.»
Mike sbatté le palpebre. «Non è un grande magazzino. Nessuno ti licenzierebbe per essere andato a letto con il capo,» disse, anche se sua madre era in effetti la proprietaria dell’azienda.
Arden dischiuse le labbra, e il colore rosa gli raggiunse le orecchie. «Sei gay?»
«No, ma sembri il mio tipo. Carina e soda. Con un bel culo,» scherzò Mike, avanzando con lo sguardo fisso su Arden, tenendolo fermo come se fosse una farfalla. Era etero, ma non c’era niente in quel ragazzo femminile che minacciasse la sua identità.
Arden strizzò gli occhi e indietreggiò, finendo addosso agli scaffali con oli per auto vicino all’ingresso. «E tu sembri il genere di uomo che ottiene sempre ciò che vuole. Deve essere una cosa difficile da sentire, quindi lo ripeterò scandendo ogni parola. Non sei il mio tipo.»
Mike rise, e il modo in cui gli occhi di Arden furono subito attratti dalle sue labbra gli disse tutto. «Stai mentendo. Sappiamo entrambi che sono il tipo di tutti.»
Arden scosse la testa e il profumo floreale che lo avvolgeva divenne soltanto più intenso, attirando Mike. Fu come se la sua mente non riuscisse a comprendere del tutto il sesso di Arden. Quel corpo esile rispecchiava tutto ciò che gli piaceva, e quel rifiuto spinse il predatore in lui a bramare ancora di più la caccia.
«Che cosa te ne importa se non sei gay?»
«Perché non sembri un maschio,» disse Mike, il suo istinto confuso per quella situazione strana. Il suo cervello continuava ad andare in cortocircuito mentre immaginava quelle unghie luccicanti che gli graffiavano la schiena e le labbra morbide che gemevano il suo nome.
Arden si accigliò ancora di più, e incrociò le braccia su un petto così piatto che avrebbe potuto essere scambiato per una tavola da stiro. «Non mi interessa. Indosso quello che mi piace e sono carino così.»
Mike annuì, colpito dal fascino di quella creatura strana davanti a lui, incapace di distogliere lo sguardo. «Che ne dici di un drink?»
Gli occhi del ragazzo andarono a fuoco. «No! Che diavolo?»
Mike notò che uno dei tatuaggi sul braccio di Arden era sfocato, come se qualcosa lo avesse cancellato, e poi si rese conto che tutti quei disegni colorati, i teschi e gli squali rosa erano adesivi per il corpo.
Forse voleva l’aspetto da duro ma temeva il dolore. Adorabile.
«Non scaldarti tanto, dolcezza. Non devi fare il timido con me quando sappiamo entrambi che non sei sincero con te stesso.»
Mike notò Kane con la coda dell’occhio. Troppo presto. Non aveva finito lì. Kane non era mai stato molto tollerante nei confronti dei gay, ma forse Shay lo aveva addolcito anche da quel punto di vista.
«Sei proprio il genere di ragazzo che non frequenterei mai!» esclamò Arden.
Kane diede a Mike una pacca sulle spalle. «Non va così bene, eh?»
Maledizione. «È soltanto una questione di tempo,» rispose Mike, fissando Arden dritto nei suoi occhioni. Erano di un azzurro molto chiaro, come acque tropicali attorno a un cratere sul punto di esplodere con lava ustionante.
Cavolo, quella… persona era sexy. Inoltre, il rifiuto lo aveva reso ancora più ansioso di vedere che cosa si nascondesse sotto gli abiti di Arden. Non importava se alla fine non gli sarebbe piaciuto. Uno dei suoi fratelli era gay e anche sua sorella. Che male c’era nello sperimentare un po’? Entrare nei pantaloni di un uomo non lo avrebbe tenuto lontano dalle ragazze.
Kane si strinse nelle spalle. «Avrei dovuto dirti che la Ragazza Nuova è un po’ frigida.»
Arden strizzò gli occhi. «Non chiamarmi in quel modo.»
«Come fai a saperlo? Volevi trascinare Arden a letto con te e Shay?» chiese Mike, fissando Arden con un sorriso, quando beccò il ragazzo a fissargli i pettorali.
«Gli unici uccelli extra nel nostro letto sono di gomma,» replicò Kane, agitando le mani piene di tatuaggi. «Basta ridere. Adesso vieni, beviamo qualcosa e mi racconterai di tutta la fica che ti sei sbattuto in Texas.»
Per la felicità di Mona, non era successo niente, ma Kane non aveva bisogno di saperlo.
«Vieni con me oppure no?» riprovò Mike, ma Arden si girò senza nemmeno una parola, e si rimise al lavoro allo stand dei giornali.
«Che problema ha?» domandò Mike, quando Kane lo spronò ad andare avanti e oltre a un’auto che stavano rifornendo di carburante alla stazione di servizio di famiglia.
Kane fece spallucce. «Non lo so proprio. Pensavo che fosse un trans o roba simile, ma dice che non è così. Perché vestirsi come una ragazza se non ti ritieni tale? Mi confonde, amico.»
I cancelli della base erano aperti di giorno, così famiglia e amici, come anche i clienti dell’officina, potevano andare e venire. Mike consegnò la moto alla recluta e si fece strada nel giardino ampio e allungato con edifici squadrati e senza fronzoli che si trovavano su ogni lato. Aveva vissuto nel bungalow dei genitori finché non aveva avuto l’età giusta per trasferirsi, ma il club era la sua vera casa da che ne aveva memoria.
Le pareti esterne, lisce e polverose, erano seccate per via del sole, ma comunque spesse per mantenere le stanze abbastanza fresche senza il bisogno di un uso eccessivo di aria condizionata. Era lì che aveva avuto la sua prima lite, dove aveva assaggiato l’alcol per la prima volta, e dove aveva perso la verginità. Il posto in cui tutte le persone a lui vicine lavoravano insieme.
Era il suo posto nel mondo.
L’officina si trovava proprio alla fine, sulla sinistra, con un parcheggio per venti auto che si estendeva fino ai confini della proprietà, e Mike notò qualcuno che lo salutava da lì. Leo stava sudando nella sua tuta da quella mattina, ed era un meccanico incredibile che faceva guadagnare legalmente molti soldi al club. Tra tutti i fratelli, Mike non avrebbe mai creduto che fosse lui quello gay. Con quei muscoli e il taglio molto corto, era l’opposto di qualcuno come Arden. Eppure, il marito di Leo, Zolt, era ancora più virile, e ciò non lo rendeva meno gay.
Tuttavia, erano gli unici uomini omosessuali che conosceva, quindi senza un quadro di riferimento migliore, la sua mente si era affrettata a riempire i vuoti con una persona come Arden.
«Ti sei divertito in vacanza, scansafatiche?» urlò Leo dal cortile polveroso. Se non fosse stato per il tatuaggio che gli adornava le braccia, avrebbe potuto essere il ragazzo della porta accanto che era cresciuto. Un uomo di famiglia tutto di un pezzo e responsabile. Eppure, no. Aveva un marito altrettanto tatuato e con un passato, e vivevano nel retro di un negozio dei pegni.
«Direi di sì. Mi sono divertito con la madre dei tuoi figli mentre ti prendevi cura dei marmocchi,» rispose Mike, cambiando direzione e raggiungendo Leo accanto all’auto su cui stava lavorando.
Leo rise, asciugandosi uno schizzo di olio di motore dalla faccia. «Sono degli angeli, cazzo, amico. Quando cresceranno, li terrò alla larga da tipi come te.»
Kane era seduto sotto il sole fuori dall’officina e urlò che qualcuno gli portasse delle birre. Mike si appoggiò sul lato del tavolo, dove si trovavano alcuni attrezzi, e si accese una sigaretta, guardando Leo che versava il refrigerante.
«Allora… conosci Arden?» chiese, osservando Leo alla ricerca di una reazione.
«Chi?»
Kane sbuffò ridacchiando. «Sai chi.»
Leo lanciò a entrambi un’occhiataccia diretta. «Perché lo chiedi a me?»
Mike alzò gli occhi al cielo e si riempì i polmoni di fumo. «Perché siete entrambi gay. Ha senso che tu diventi suo amico.»
Leo si lamentò. «Prima di tutto, non sono gay, cosa che ti ho detto un milione di volte. Secondo, sono un uomo sposato con figli, che lavora come meccanico in un club di motociclisti. Non ho alcun motivo di diventare amico di un ragazzino dai capelli color pastello che ama oggetti scintillanti e il trucco. E poi perché ti importa?»
Kane ridacchiò. «Mike è innamorato.»
Irritato, Mike non gli avrebbe dato la soddisfazione di mostrargli quanto fosse infastidito, e ignorò quella battuta idiota.
Leo aggrottò la fronte e smise di lavorare per guardarlo meglio. «Che cos’è questa stronzata?»
«Mike ha ricevuto un due di picche da Arden,» disse Kane ridacchiando, accettando senza una parola una delle birre che l’aiutante aveva portato.
Mike prese la sua e si premette la bottiglia fredda e umida sulla fronte sudata. Maledizione. Avrebbero davvero avuto bisogno di installare l’aria condizionata in officina, perché quel posto era un forno, ma loro padre era troppo spilorcio. «Non è vero. È chiaro che il ragazzo stia facendo il difficile. Hai visto come mi guardava!»
Leo abbassò la cerniera della parte superiore della tuta e se la sfilò per metà, legandosi le maniche attorno alla vita. «E tu perché lo stavi provocando? Sei un uomo adulto, comportati come tale.»
Kane rise ad alta voce e punzecchiò Mike con il gomito. «Permetterai al tuo fratellino di parlarti così?»
Mike buttò fuori il fumo dal naso e prese un sorso del liquido freddo che migliorava ogni cosa. «So che tu pensi soltanto a tuo marito, ai figli, alle staccionate e alla madre dei tuoi bambini, che è anche la moglie di tua sorella, ma alcuni di noi non vogliono essere legati a famiglie, per quanto moderne e allargate, Leo. Sono troppo sexy per rassegnarmi alla mediocrità.»
Kane rise ancora di più, e Leo gli diede un calcio sulla scarpa. «Che cosa c’è di così divertente? La tua signora era una camgirl che ti ha reso il patrigno di quattro bambini.» Leo poi si girò verso Mike. «Trovati un obiettivo diverso. Arden è sotto la protezione di Rain. L’ha portato qui due settimane fa, gli ha dato un lavoro e questo è quanto. Il ragazzo ha problemi a casa o roba simile, e adesso vive alla base. Rain non dice niente, e anche papà ha le labbra sigillate.»
Bingo. Potenzialmente era un’informazione utile, ma Rain non poteva dirgli che cosa ci fosse di attraente negli uomini. Pertanto non gli restava che Leo. Di nuovo.
«Allora che cosa dovrei fare per convincerlo a succhiarmelo? È vero che i maschi sono più bravi?»
Leo allargò le braccia così in fretta che si versò un po’ di birra sul petto tatuato. «Che cazzo di problema hai? Ti ho appena detto di stargli lontano.»
Kane aveva le lacrime agli occhi. «Cioè, Leo ha sposato un uomo dopo aver frequentato donne per tutta la vita, quindi deve essere decente almeno un po’.»
«Perché? È minorenne?» lo sfidò Mike.
Quelle parole calmarono Leo, che abbassò la birra. «No, ma…»
«Niente ma. Se non fosse interessato, si sforzerebbe di non sembrare la ragazza più carina in città. Devo soltanto sapere come infrangere quella facciata di ghiaccio.»
Leo si massaggiò il naso grosso. «Perché mai tu…? Che cosa? Che sta succedendo? Perché ho la sensazione di ritrovarmi in un’altra dimensione.»
Kane era ansioso di aggiornarlo. «L’ego di Mike ha ricevuto un brutto colpo. Non andrà fino in fondo. Vuole soltanto sapere di poterlo fare. Arden gli ha detto che non era il suo tipo, ecco perché è così agitato.»
Quel ricordo fu come un marchio sulla nuca di Mike. «Sto soltanto dicendo che è una menzogna. Sono il tipo di ogni ragazzo. Anche il marito di Leo ci ha provato con me!»
Leo grugnì e bevve un sorso abbondante di birra. «È successo tanto tempo fa. Inoltre, non sei il sogno a luci rosse di Zolt, quindi scendi dal piedistallo. Pensava soltanto che ci saresti stato senza problemi.»
Mike sbuffò, divertito che Leo pensasse che fosse un affronto. «Tutti sanno che sono un tipo facile. È solo che non mi va di sentire tutti quei peli che mi toccano, capisci? Oppure la barba è piacevole sulle palle?» scherzò. Era una tentazione troppo forte con Leo, che prendeva tutto in modo così serio.
Eppure, quella volta, Leo rispose. «Forse dovresti provarci con Arden, dopotutto. Fagli un pompino e poi chiediglielo. Anche se, da quello che ho sentito, quel ragazzo non permette a nessuno di avvicinarsi.»
Kane mandò giù la birra e fece un sorrisino con quel luccichio maligno negli occhi, che di sicuro era ciò che gli aveva permesso di conquistare Shay. «Cinquanta bigliettoni che non riuscirai a convincere il ragazzo ad ammettere che gli piaci.»
Cazzo, sì. Certo che ci sarebbe riuscito. Adorava le sfide.
Mike andò da Kane, gli afferrò la mano e la strinse. «Cinquanta bigliettoni che ci riuscirò.»
Leo alzò gli occhi al cielo. «Finirà davvero male,» borbottò, mise giù la birra e si rimise al lavoro. Soltanto perché non sopportava il divertimento, non significava che Mike non potesse spassarsela. Diavolo, sarebbe stato l’etero più gay che il mondo avesse mai visto.